The Future is now

TEMPO DI LETTURA: 9.49 min

"Oggi la lega è in buonissime mani per il futuro, per cui è un po’ più facile farsi da parte”. E' questa la frase con cui Dwayne Wade si congeda dall'All Star Game di Charlotte, durante il quale è stato chiamato, insieme a Nowitzki, da Silver per una convocazione alla carriera. Ma è anche l'MVP dello spettacolo della domenica, Kevin Durant, ad avere parole al miele per la Next Generation:  “Il futuro della lega è in grandi mani. Ci sono tantissimi giocatori già capaci di essere qui all’All-Star Game a un’età giovanissima, e hanno appena iniziato la loro carriera". La linea guida è chiara, i giocatori giovani, già nei primi anni di carriera sono pronti per giocare a grandi livelli, e lo saranno sempre di più. Gli ultimi due Draft ne sono l'esempio lampante: una sfilza di giocatori già pronti, soprattutto dal punto di vista mentale, oltre che fisico. E se alcuni nel primo anno da Pro mostrano lacune, naturali per giocatori che nella maggior parte dei casi arrivano dal college, nel secondo queste sono già scomparse, o quasi. La classe che verrà, quella del 2019 e quindi quelladi Barrett, Williamson, Morant, Reddish e gli altri, sembrerebbe una delle migliori degli ultimi anni, anche se per hype creato, soprattutto per il talento dei freshmen di Duke, lo è già. 

La Rookie Class del 2017, quella di Tatum, Fultz e Ball per intenderci, ha dimostrato di aver sfornato dei giocatori già pronti in grado di dare un contributo forte alla propria squadra, non solo in attacco, ma anche nella metà campo offensiva. Chi ha impressionato di più la scorsa stagione, e che tutt'ora si sta confermando, sono Tatum e Mitchell, rispettivamente a Boston e a Utah. Ma non va dimenticata la steal del Draft, Kyle Kuzma, una vera e propria macchina offensiva che tanto bene ha fatto nel suo primo anno ai Lakers del suo compagno Ball. Per Lonzo invece l'anno da rookie è stato più travagliato di quanto ci si potesse aspettare: l'hype creatogli dal padre non ha giovato alla sua crescita, nonostante l'enorme apporto difensivo e offensivo portato alla causa gialloblù (qui trovate il focus dedicatogli). La stella del draft è invece stata una meteora: Fultz ha giocato solo 14 partite nell'anno della fine del 'Trust the Process' causa infortunio che lo sta tenendo tutt'ora lontano dai campi di gioco, anche se si è accasato a Orlando durante l'ultimo giorno di trade deadline. Nell'anno delle point guard non si può non menzionare Fox e Smith Jr.: il primo a Sacramento ha mostrato sempre più margini di miglioramento, soprattutto con a fianco due guardie come Bogdanovic e Hield; per il secondo il primo anno è stato un po' sotto le aspettative, soprattutto dal punto di vista della leadrship. Altra sorpresa del draft è stato John Collins, scelto da Atlanta alla 19, che ha mostrato un atletismo oltre la media ma anche tanta applicazione sui due lati del campo. Chi ha mostrato, fin da subito, di avere i gradi necessari per guidare la propria squadra sono i sopracitati Tatum e Mitchell. L'ala scelta da Boston alla 3 in stagione regolare, nel suo primo anno, ha segnato 13.9 punti a partita, che, durante le serie ai playoff culminate con la sconfitta in gara 7 contro i Cavs, sono diventati 18.5 in quasi 36 minuti, garantendo continuità all'attacco dei Celtics in mncanzza del leader offensivo Kyrie Irving. Anche per Mitchell percorso simile, solo che l'ex Louisville si è preso, fin dalla prima palla a due, i Jazz sulle spalle portandoli al 5° posto nella Western Conference. Ai PlayOff, i suoi numeri si sono tramutati in oro: 24.4 punti a partita (prima lo scalpo su OKC, poi la sconfitta per 4-1 contro i Rockets), 5.9 rimbalzi e 4.2 assist; pubblico e squadra conquistati a suon di prestazioni e che gli sarebbero valsi il ROY se non fosse stato per quell'alieno di Ben Simmons. 

 

 

 

 

 

Ecco qui alcune delle migliori azioni

dei rookies della scorsa stagione

 

© NBA


Nel luglio 2018 ecco il tanto atteso draft che porta il gigante delle Bahamas alla prima chiamata, sponda Phoenix: DeAndre Ayton. L'ex Arizona si è dimostrato fin da subito perno imprescindibile dell'attacco dei Suns, dove con Booker, potrebbe formare uno degli assi play-pivot più convincente della lega negli anni a venire. Nonostante i grossi limiti difensivi (112.1 di Defensive Rating), Ayton è una macchina da doppie doppie: 16.4 punti e 10.5 carambole prese a partita. Non si può dire che ha avuto lo stesso inizio la tanto discussa seconda scelta andata a Sacramento: Marvin Bagley III ad inizio stagione ha faticato e non poco ma, dopo lo stop che l'ha tenuto ai box, è rientrato con una nuova linfa inanellando prove più che convincenti in uscita dalla panchina alternate a super prestazioni (28+14 contro gli Warriors) degne dei paragoni più scomodi. Nella capitale californiana, con un Fox sorprendente, Hield in corsa per il MIP, Bogdanovic e Bagley in uscita dalla panchina, il futuro è molto più che roseo. Chi ci ha visto lungo nella notte di Brooklyn è stato Mark Cuban, che tra lo scetticismo di molti addetti ai lavori americani, ha scelto, forse, il miglior giocatore disponibile: Luka Doncic (qui il suo focus dedicato). Tutto lo scetticismo dovuto alla sua provenienza europea (nato in Slovenia, ma cresciuto cestisticamente nel Real Madrid) è stato fugato non appena il talento sloveno ha calcato per la prima volta il parquet. Per il prossimo ROY le statistiche sono superflue (20.7, 7.2,  5.6), quello che ha stupito tutti sono la capacità di risolvere la partita in molte occasioni, l'essere clutch e il saper mettere in ritmo i compagni con passaggi fantascientifici. Tante palle perse (3.2) che mette in evidenzia tutti i limiti, così come le forzature, di un giocatore al primo anno. A Memphis la dirigenza ha tentato il colpo grosso con Jaren Jackson Jr. Il giovane ex Michigan State ha mostrato subito personalità e feeling nel fare coppia con Marc Gasol (scambiato poi a Toronto). Il nativo del New Jersey sta mettendo insieme cifre interessanti e la sua importanza nel sistema Grizzlies sarà fondamentale negli anni a venire. Un'altra franchigia che ha preferito altro al gioiello sloveno è stata Atlanta, con lo scambio di pick e la conseguente scelta di puntare sul funambolico prodotto di Oklahoma: Trae Young. Il ragazzo, definito da molti come la nuova versione di Steph Curry per via del fisico e dell'illimitato range di tiro, ha fugato i dubbi sulla propria permanenza in campo, in un contesto seppure particolare come quello di Atlanta, mostrando di poter essere la pedina fondamentale del sistema Hawks, ispirato a quello dei campioni in carica. La dirigenza di Atlanta ha aggiunto a Young il cecchino Huerter (19esima scelta) che tira con quasi il 40% da tre e Spellman, lungo in grado di aprire il campo con il tiro dalla lunga distanza. Poi c'è chi al Draft ha scomesso, vedi New York che ha puntato su Knox, scelto alla 9, che sta facendo vedere cosa interessanti assieme al lungo Mitchell Robinson; Orlando e Chicago hanno optato per i big men: Mo Bamba e Wendell Carter. Il primo sta deludendo e non poco, soprattutto per la tenuta del campo, ma i margini di miglioramento sono troppo ampi per fare conclusioni affrettate, per l'ex Duke invece l'impatto con il mondo dei grandi è stato più dolce: si è dimostrato anche in NBA il rim protector vistosi al college con 1.3 stoppate e 7 rimbalzi presi in soli 25 minuti giocati. La scommessa vera e propria l'ha fatta Denver con Michael Porter Jr, che causa vari problemi fisici che l'hanno limitato al college, non ha ancora messo piede in campo, ma che molti definiscono come il giocatore potenzialmente più talentuoso di questo Draft. Altri giocatori che hanno impressionato sono giovani che hanno fatto parte del Team World all'ultimo Rising Stars: Shai Gilgeous-Alexander dei Clippers (Canada), Josh Okogie dei TWolves (Nigeria) e Rodions Kurucs dei sorprendenti Brooklyn Nets (Lettonia). Il canadese si è preso la regia in casa Clippers, mostrando maturità e voglia di dare il proprio impatto sul gioco con il posto in quintetto ormai in cassaforte; il rookie di Minnesota è, invece, un vero e proprio mastino difensivo con lui in campo la squadra di Ryan Saunders subisce 108.3 punti per 100 possessi, a dispetto dei 110.6 generale, dato che non sembrerebbe dire granché ma che fa impallidire se si parla di un rookie; il lettone in maglia Nets si è preso poco a poco prima un posto delle rotazioni di coach Atkinson e poi un posto fisso in quintetto garantendo fisicità e tanta difesa. 

 

 

I debutti della Rookie Class del 2018. C sono le giocate spettacolari

da Doncic a Ayton, passando per Mamba e Young e molti altri

© NBA


Ma ora veniamo a chi in NBA deve ancora metterci piede, la classe 2019. I nomi sono davvero altisonanti, soprattutto per chi vede gli highlights dei protagonisti del college basket. Il giocatore che sta creando più hype è Zion Williamson: l'ala che ha scelto Duke come tappa prima della NBA sta impressionando per la sua fisicità, per l'atletismo e per come è in grado di muoversi con quel peso corporeo (198 cmx129 kg); probabile prima scelta al Draft che gli potrà essere rubata solo dal suo compagno di college Barrett. Il canadese si è già messo in mostra con la nazionale ai mondiale U-19 dove ha dominato giocando due anni sotto età. Scorer puro, Barrett può giocare in tutte le posizioni del backcourt, sa passare la palla, andare forte a rimbalzo (già fatta registrare una tripla doppia) e segnare in qualsiasi situazione, in questo momento sarebbe il giocatore ideale per qualsiasi squadra in cerca di una prima punta; così come lui anche Cameron Reddish, terzo giocatore fondamentale per l'attacco dei Blue Devils di coach Krzyzewski. Reddish può giocare sia da guardia che da ala piccola, che si avvale di un tiro da tre mortifero ma che pecca di costanza. Quarto incomodo nel dominio di Duke è Ja Morant, forse uno dei giocatori più spettacolari passati per il college basket. Il playmaker di Murray State sta viaggiando a 24.4 punti e 10.3 assist a partita, conditi da 5.3 rimbalzi e il 51% dal campo al secondo anno di NCAA. Morant è, insieme a Zion, il giocatore che ha creato più highlights in stagione proprio perchè, come l'ex Spartanburg, ha un'elevezione fuori dal comune e un controllo del corpo che non si vedono tutti i giorni. 

Nella Rookie Class 2019 troviamo anche un figlio d'arte che gioca a Oregon: Bol Bol. Figlio dell'ex Washington Bullets, ma anche di Golden State e Philadelphia, ha un fisico strepitoso: alto 2.21 con un'apertura alare di 2.34 riesce a fare qualsiasi cosa quando si trova sul parquet, dalla schiacciata alla transizione portando la palla, fino ad arrivare al tiro dalla lunga distanza (52% in stagione con 2.4 tentativi a partita). 

Chi sta salendo nei mock Draft (le previsioni) è Jarrett Culver. La guardia di Texas Tech (stessa squadra del nostro Davide Moretti), nel suo secondo anno, sta trascinando i suoi con 18 punti di media, media che per ora gli vale un posto in top-10 nei maggiori siti di Draft specializzati. Per rimanere in Texas, Jaxon Hayes, centro di Texas University sta impressionando molti addetti ai lavori con soltanto il 17.3% di Usage Rating, porta alla causa Texana 15.3 punti e 8.1 rimbalzi su 36 minuti.

Altre menzioni d'onore sono per Romeo Langford, combo guard di Indiana che però non sta rispettando le aspettiative (ad  inizio anno dato in top 5, ora dato a fine lottery) anche a causa del momento no della squadra; Nassir Little, ala di UNC, non riesce a trovare spazio in una squadra in cui è chiuso da Maye. Oltre ai 3 fenomeni a Duke, c'è il miglior giocatore dello stato nel rapporto fra assist e palle perse: Tre Jones. Fratello di Tyus, passato anche lui dai Blue Devils e ora ai T'Wolves, è lui il vero orologio di Duke e 'allenatore in campo'.

Dal Team World quest'anno potrebbero sbarcare in NBA il giapponese di Gonzaga Rui Hachimura, vero leader dei Bulldogs, li sta trascinando nella propria migliore stagione in carriera (20.5 punti e 6.7 rimbalzi a partita) che coincide anche con la propria stagione da junior; dalla Francia arriverà Sekou Doumbouya, ala del Limoges che in 15 minuti mette insieme 6.2 punti e 2.9 rimbalzi nella PRO A francese. Altro International è Goga Bitadze, lungo del Buducnost che sta piacevolmente impressionando in Eurolega con prove di un certo spessore.

 

Aspettando il possibile sbarco del nostro Nico Mannion, classe 2001 che l'anno prossimo giocherà per Arizona e che ha già esordito nella nazionale maggiore di Meo Sacchetti, non possiamo che essere d'accordo con Wade e Durant: la Lega è in buonissime mani.

Una raccolta delle migliori schiacciate del fenomeno di Duke nella stagione corrente   

© ESPN

Le migliori azioni dell'MVP del mondiale U-19 RJ Barrett, canadese classe 2000 prossimo allo sbarco in NBA

© FIBA