Game of MVPs

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 Arrivati a metà della lunga Regular Season NBA, è ora di fare il punto della situazione sulla corsa all'MVP, che quest'anno più che mai sembra incerta e per questo, forse, bellissima. Dopo i movimenti della scorsa Free Agency, il territorio ad Ovest è stato marcato dal Re: LeBron James ha deciso di firmare un quadriennale nella città degli angeli, volendo intraprendere un nuovo progetto con un supporting cast quasi ed esclusivamente fatto da giovani. Harden, nel Texas, ha giovato dalla rifirma di CP3, rendendo i Rockets sempre pericolosi, pur con un Ariza in meno (prima parte a Phoenix per poi spostarsi a Washington). Antetokounmpo non ha mai avuto intenzione di lasciare il Wisconsin, e con l'arrivo in panchina di Budenholzer e la firma di Brook Lopez, la sua crescita è sempre più visibile, diventando dominante nel pitturato. Anthony Davis, dopo aver visto partire Boogie in direzione Warriors, ha trovato in Randle, oltre al già collaudato Holiday, la spalla su cui poter contare, e che gli permette un gioco più perimetrale con possibilità di battere i pari ruolo dalla linea dei tre punti. Il caso della scorsa stagione è stato il nuovo numero 2 dei Toronto Raptors; Kawhi, arrivato nell'Ontario con molti dubbi sulla propria condizione e tenuta fisica, sta dimostrando a tutti quanto possa essere dominante sui due lati del campo, proprio come si era nelle sue stagioni giocate in maglia Spurs. A Philadelphia finalmente è finito il "Trust the Process", e i ragazzi di Brett Brown, dopo la semifinale di Conference raggiunta la scorsa stagione, puntano alle Finals con un Butler in più (a discapito di Saric e Covington), ma soprattutto con un Embiid fenomenale nella metà campo offensiva. Nella Baia è cambiato poco o nulla, l'arrivo di Cousins non ha ancora avuto impatto in quanto ai box. La squadra di Kerr è ancora guidate dalle giocate di Steph più che da quelle di KD, anche se entrambi stanno giocando una pallacanestro a tratti paradisiaca. Nell'Oklahoma Westbrook, dopo un'inizio stagione difficile causa infortunio, ha riniziato a macinare triple-doppie, ed è quindi impensabile non metterlo in una corsa all'MVP, che si rivelerà forse la più combattuta di sempre.

 

 

Se si dovesse stilare un Power Ranking, in questo momento avremmo:

 

Giannis Antetokounmpo (MIL) - 26.7 ppg, 12.6 rpg, 5.9 apg, 57.9% FG, 17.2% 3P

James Harden (HOU) - 34.8 ppg, 6.3 rpg, 8.6 apg, 43.7% FG, 37.9% 3P

Stephen Curry (GSW) – 29.4 ppg, 5.2 rpg, 5.6 apg, 48.9% FG, 45.0% 3P

Anthony Davis (NOP) – 29.4 ppg, 13.3 rpg, 4.4 apg, 51.1% FG, 32.8% 3P

Joel Embiid (PHI) - 26.9 ppg, 13.3 rpg, 3.4 apg, 48.6% FG, 29.7% 3P

Kawhi Leonard (TOR) – 27.5 ppg, 8.0 rpg, 3.2 apg, 50.3% FG, 37.3% 3P

LeBron James (LAL) – 27.3 ppg, 8.3 rpg, 7.1 apg, 51.8% FG, 35.6% 3P

Russell Westbrook (OKC) – 21.4 ppg, 10.8 rpg, 10.6 apg, 42.1% FG, 23.3% 3P

 

 

Prima di entrare nello specifico, con una serie di dati puramente tecnici e di statistica sportiva e cestistica, è giusto fare il punto sul lessico che verrà usato per rendere più comprensibile la lettura:

Offensive Rating (OFF RTG): punti segnati per 100 possessi

Defensive Rating (DEF RTG): punti concessi per 100 possessi

Pace: è una stima del numero di possessi per 48 minuti

Usage Rating (USG): è la stima della percentuale, sul totale dei possessi di squadra, di possessi giocati da un giocatore quando è sul parquet

Foul Drawn (FD): falli subiti

 

GIANNIS ANTETOKOUNMPO

The Greek Freak. Il giocatore greco, di origine nigeriane, sembra aver trovato la sua vera dimensione all'interno di un gioco, quello di coach Budenholzer, che gli garantisce possessi (30.3% di Usage Rating) e tanti punti nelle mani. Complice l'ascesa della squadra del Wisconsin, attualmente al secondo posto nella Eastern Conference, Giannis ha dimostrato notevoli miglioramenti. La predisposizione e il fisico non lo aiutano nella meccanica di tiro, ma la fiducia non manca (2.3 tiri da 3 punti tentati per partita) anche se le percentuali non sono dalla sua parte. L'innesto però di Brook Lopez gli permette di attaccare il ferro con continuità (4 schiacciate a gara e il 71.1% dei suoi punti arrivano dentro l’area dei 3 punti) e di trovare scarichi per i tiratori (5.9 assist). Importante è l'aiuto che da in difesa, con lui in campo i Bucks subiscono 100.7 punti per 100 possessi, e a dare man forte a questa statistica sono le 1.5 stoppate e le 1.3 palle rubate a partita. Vero leader di una squadra che ha in Brogdon, Bledsoe, Middleton e Lopez dei veri specialisti per il gioco dell'ex coach di Atlanta. A Giannis, dopo 2 convocazioni all'ASG e il premio di MIP, manca solo il titolo di MVP.

 
JAMES HARDEN

Capitolo Barba. Dopo un inizio in sordina da parte di tutta la squadra texana, complici gli addii di Ariza e Mbah A Moute, Harden e i Rockets si trovano a fine novembre con un record negativo di 10 vinte e 11 perse. Con l'inizio di Dicembre il Barba attiva la modalità MVP portando i suoi a 15 vittorie in 22 gare, nelle quali il nativo di Los Angeles viaggia a 38.2 punti a partita mostrando a tratti una superiorità per certi versi imbarazzante nella metà campo offensiva e la solita abilità nel crearsi situazioni di falli (7.3 falli subiti a partita) andando con continuità in lunetta (11.3 liberi tentati a partita, segando 9.8). Il numero 13 della squadra allenata da D'Antoni ha portato i suoi di nuovo in zona PlayOff ed è, al momento è uno dei principali canditati per il premio individuale più importante degli Awards di Luglio. L'unica pecca è sempre la stessa: la difesa. Se è vero che nella fase offensiva Houston, con il Barba in campo, segna 114.9 punti per 100 possessi, è altrettanto vero che ne subisce 111.0 per un Net Rating di +3.9, uno dei valori più bassi per un candidato MVP.

 

 

STEPHEN CURRY

Se dovessero rappresentare il 30 ex Davidson, il titolo più appropriato sarebbe presumibilmente ‘American Sniper’. Il nativo di Akron (sì, avete letto bene, è nato nella stessa città di LBJ) al rientro dall’infortunio che lo ha tenuto ai box per buona parte del mese di Novembre, dove i suoi Warriors hanno faticato e non poco (5-6 di record, 110.6 di Offensive Rating e 111.1 di Defensive Rating), ha dimostrato di essere il vero leader della squadra della Baia. I numeri parlano per lui: 45% dalla lunga distanza, che lo confermano ancora una volta tra i migliori tiratori della storia (superato Jason Terry per triple segnate, nel mirino ora ci sono Ray Allen e Reggie Miller), un Offensive Rating pauroso di 117.9 punti per 100 possessi con lui in campo per i pluricampioni NBA. A tutto questo va aggiunto il record che la squadra di Kerr ha con Curry a pieno regime: 24-8. Anche quest’anno, con questo ragazzo in campo, giocare contro la squadra di Oakland è veramente tosta, se non impossibile, soprattutto se continua con questa costanza.

 

ANTHONY DAVIS

Per ‘The Brow’ ennesima stagione in cui raggiungere i PlayOff sarà un’impresa, soprattutto con tutta questa concorrenza nel Far West della NBA (10.5 partite di distanza tra la prima e la 14esima). Per l’ex Kentucky le voci di una trade sono sempre più insistenti (in pole ci sono Lakers e Celtics), ma le prestazioni sono sempre di una pregevolezza assoluta e le cifre parlano chiaro: i 13.3 rimbalzi (di cui 9.9 presi in difesa) e le 2.6 stoppate a partite, rendono l’idea dell’apporto difensivo che è in grado di dare. Nelle ultime gare ha deciso di premere il piede sull’acceleratore, 34 punti e 4 partite vinte. L’assenza di Cousins si fa sentire a livello di risultati, ma forse l’innesto di Randle e il recupero di Mirotic, sono più funzionali al suo gioco che parte dal perimetro grazie alle ottime qualità di ball handling.

 

JOEL EMBIID

Il Camerunense si presentava ai nastri di partenza al termine della prima stagione completa con il raggiungimento del fantomatico ‘The Process’ tanto menzionato sui social. Dopo un inizio non dei migliori, a Novembre è arrivato Jimmy Butler via trade con le conseguenti partenze di Covington e Saric, e dopo le dichiarazioni di Embiid in cui si definiva con soltanto uno ‘stretch five’, quindi usato per allargare il campo per le giocate dei vari Butler e Simmons, è arrivata la reazione sia personale che di squadra: record di 19-8 dalla trade e 26.5 punti a partita per il lungo ex Kansas. Come per Curry a Golden State, è Embiid che influenza il gioco e le vittorie dei Sixers; i 13.3 rimbalzi e le 2 stoppate portano a subire 103 punti per 100 possessi con Joelone (nomignolo usato da coach Marco Crespi nelle dirette di Sky Sport), ma non solo: il gioco di Philadelphia è molto rapido con il lungo in campo, 105.12 possessi su 48 minuti sono veramente tanti se si pensano ai vari Capela, Gobert, Jordan e Drummond che sono tutti a ridosso dei 100 possessi, o meno, su 48 minuti. Quest’anno può essere l’anno definitivo della consacrazione per il nativo del Cameroun.

 

KAWHI LEONARD

L’uomo silenzioso si è accasato, dopo la telenovela estiva, in quel di Toronto compiendo il percorso inverso di DeRozan. Rientrato ad inizio stagione, i dubbi iniziali erano proprio sulla condizione fisica, subito smentiti a suon di prestazioni che catapultano i Raptors (dopo l’esonero di Casey, e l’arrivo di Nurse sulla panchina) in cima alla Eastern Conference con la consapevolezza di essere la squadra da battere quest’anno per arrivare alle Finals nel desolato Est. L’addio di LeBron a Cleveland ha tolto i riflettori dalle franchigie a Est, ma la solita concretezza di Kawhi sui due lati del campo hanno dato modo anche ai giovani di Toronto di mettersi in mostra, come Siakam (serio canditato al titolo di MIP) che ha il fit perfetto per dividere il campo con il nativo di Los Angeles. Los Angeles potrebbe essere la prossima destinazione segnata sulla mappa di Leonard, anche la dirigenza di Toronto è abbastanza sicura su una rifirma, nella sponda dei Clippers dove sarebbe la prima stella a differenza dei Lakers.

 

LEBRON JAMES

The King. La volontà di trasferirsi a Los Angeles era nell'aria già da prima della Free Agency, ma al momento della firma in pochi avrebbero pronosticato i no di George (restato ad OKC) e Leonard (troppo alte le richieste degli Spurs). Iniziata la stagione con uno 0-3, molti hanno iniziato ad avere dubbi su quello che avrebbe potuto fare LeBron una squadra giovane e nuova. Il Re ha deciso così di fugare ogni dubbio, decidendo di posare le ciabatte per mettersi dei sandali (le scarpe se le allaccia solo per i PlayOff) e portare i suoi Lakers nella parte alta della zona che conta. The Chosen One ha potuto contare sull'apporto dei vari Ingram, Kuzma, McGee e gli altri per non spingere troppo l'acceleratore. L'onnipotenza che dimostra sul parquet è sempre sbalorditiva, soprattutto se fa quello che fa a 34 anni e non più a 19 come nell'anno da rookie. Indispensabile in ogni squadra dove è andato a giocare, LeBron si è dimostrato anche nella squadra losangelina le fondamenta su cui fondare le basi del futuro gialloviola. L'infortunio subito nella partita di Natale lo terrà fuori dal campo per un po' (durante questa scrittura è ancora day-by-day), costringendolo ai box dopo un'infinità di tempo. Rientrerà allo stesso livello portando i suoi ai tanti sognati playoff?

 

RUSSELL WESTBROOK

Non la stagione migliore del numero 0 in maglia Thunder, ma per la terza stagione consecutiva sta tenendo una tripla doppia di media e quando lui gioca bene la squadra di Donovan fa uno step in più. I 10.6 assist sono il massimo in carriera per il momento per Westbrook, che aggiunge anche 2.5 rubate che fanno di lui e George (2.0) la miglior coppia di ‘stealer’ dell’intera lega. Il problema di Russell sono le percentuali al tiro, non solo dal campo e dalla lunga distanza, ma anche, e soprattutto, ai liberi dove tira con il 63% . Il record di squadra è ottimo, e Oklahoma si trova a sole 3 partite dalla vetta della Western Conference con 26 vinte e 16 perse.

 

 

Nella tabella sottostante, in sintesi le varie statistiche avanzate per ogni singolo giocatore.

 

GIOCATORE

RECORD

MIN

OFF RTG

DEF RTG

PACE

USG %

FD

Antetokounmpo

30-12

33.5

112.4

100.7

105.91

30.3

7.8

Harden

25-18

37.1

114.9

111.0

97.35

37.9

7.3

Curry

29-14

34.6

117.9

105.1

104.84

29.6

4.2

Davis

21-23

37.0

114.1

108.3

103.13

29.0

7.7

Embiid

28-16

33.7

108.9

103.0

105.12

29.7

7.6

Leonard

33-12

34.9

114.1

107.3

100.47

29.8

6.1

James

23-21

34.7

107.7

104.6

104.68

30.6

5.8

Westbrook

26-16

35.3

111.0

102.7

105.84

30.3

4.3

 

 

HONORABLE MENTIONS

Menzioni d’onore per questi giocatori, che magari nel corso della stagione potranno andare ad insediare gli 8 sopra citati, ma che in questo momento, o per incostanza o per mancanza di leadership, non meritano di essere nella corsa per l’MVP.

 

Nikola Jokic (DEN) – 19.7 ppg, 10.2 rpg, 7.5 apg, 50.6% FG, 32.5% 3P

Kevin Durant (GSW) – 28.2 ppg, 7.3 rpg, 6.1 apg, 50.6% FG, 37.1% 3P

Paul George (OKC) – 26.7 ppg, 8.1 rpg, 3.9 apg, 44.5% FG, 38.3% 3P